“Hai avuto ragione” mi ha detto un amico ieri sera a cena “gli americani hanno davvero votato Trump”. Ho avuto un attimo di finto panico perche’ in fondo a noi esseri umani piace l’idea di avere ragione, saperla lunga, si tratta di un disturbo della personalita’ che va sotto il nome di narcisismo.
Mentre la parte piu’ balorda di me si beava di tale inaspettato riconoscimento (giuro di non aver piu’ pensato alla mia nefanda profezia dopo averla detta) ho cominciato a chiedermi il motivo di tanta sicurezza. Non ci speravo, ma sapevo che sarebbe accaduto. Perche’?
Bella domanda, di difficile risposta perche’ significherebbe entrare nella psiche di 360 milioni di persone, meno visto che parliamo del 59% degli aventi diritto al voto e non basta sottolineare che Trump non abbia ricevuto la maggioranza del voto popolare, perche’ intanto ci sono stati 61 milioni di americani che lo hanno scelto.
A dirla tutta, dopo quasi nove anni di vita americana, la vera domanda che mi pongo riguarda piu’ Obama che Trump. Ancora non mi spiego come mai gli amercani abbiano votato Obama, la rappresentazione vivente del politically correct, dell’armonia, dell’equilibrio, della tolleranza e dell’attenzione dell’altro da se’. Non sto dicendo che la maggioranza degli amercani non sia cosi’, piuttosto il contrario. Infatti, da quando e’ la maggioranza ad imporre leggi, regole e comportamenti? A questo proposito vi invito a leggere “The most intolerant wins” o anche la disamina che ne fa Daniele Castellani Perelli. Attenzione, ricordatevi che senza minoranza non esiste democrazia.
Ad ogni modo, per piu’ di otto anni ho osservato con preoccupazione quella parte di popolo visibilmente castrata dal politically correct che vuol dire: non puoi usare certi termini, non puoi guardare l’altro sesso direttamente negli occhi, non puoi fare allusioni non importa se scherzose, addirittura non puoi dichiarare il motivo per cui sei stato costretto a licenziare qualcuno (non ho usato il termine “costretto” a caso), non puoi e ancora non puoi. Trump ha rotto questa frustrazione dell’americano medio legittimando la tracotanza che alcuni si portano dentro, ha osannato l’incompetenza impersonandola, ha cambiato i presupposti della likebility, dimostrando che si puo’ raggiungere il successo (e gli americani adorano il successo) anche se si e’ considerati di una volgarita’ becera e imbarazzante, a forza di urla, con tronfia ignoranza basti pensare alle sue affermazioni sul riscaldamento globale e con totale mancanza di empatia, si pensi al suo discorso ai malati di cancro e altro. E’ cosi’ che Trump, ha ricevuto una gran quantita’ di voti, non solo dell’americano medio, ma anche del perbenista stitico della fascia Borghese aka i parvenu.
Cio’ che mi preoccupa e non poco sono le reazioni di coloro i quali mai avrebbero votato per lui. Io non gli avrei mai dato il mio voto.
Mi preoccupa questa forte intransigenza e, purtroppo, disgusto nei confronti di coloro i quali hanno poi dichiarato di aver commesso il piu’ grosso dei peccati che un uomo potrebbe commettere, o almeno e’ cosi’ che sto vivendo queste rivelazioni. Quando fra questi ho trovato i miei amici, mi son sentita tradita e non ho saputo perdonarli: non riesco a mettermi nei loro panni, non riesco a vedere la situazione dal loro punto di vista. Hanno mandato a puttane una vita faticosamente costruita alla luce della comprensione, flessibilita’, accoglienza. Ora che la loro vittoria mi ha fatto sentire minoranza, ho voglia di imporre la mia dittatura e dare sfogo a tutta l’intolleranza del mondo…ma non posso, questa non sono io. Dovro’ fare appello a tutto cio’ che so, che ho cercato di insegnare anche al mio team di lavoro, se ci sforziamo di riconoscere almeno una qualita’ nell’altro, se cominciamo con il dire “non sono d’accordo, ma cio’ che apprezzo di te e’…” e siamo davvero sinceri, allora l’energia dovrebbe cambiare. “If you start with some appreciation, it’s like magic.”