Dovevo cambiare, non avevo scelta. GUNA stava cercando un product manager per la nutraceutica, “che fortuna” pensai, “sono io, stanno cercando proprio me”. Mandai il CV e non accadde nulla per mesi. A quel tempo ero troppo “italiana” per prendere il telefono e chiedere il motivo per cui il mio profilo non fosse stato preso in considerazione. Questa proattivita’ quasi arrogante per una cultura come la nostra, che e’ invece molto laisser faire laisser passer, mi e’ stata insegnata dagli americani.
Ne passarono altri ancora di mesi e finalmente mi chiamarono per un colloquio, direttamente con il presidente dell’azienda. “Devo aver capito male…il presidente?”.
E invece avevo inteso benissimo, c’era proprio lui quel giorno al colloquio. Mi fece mille domande, mica di lavoro! Di vita privata, i miei sogni, le mie attitudini, voleva sapere di me come persona. Ebbi altri due colloqui con loro e lui presente, sempre, ad ogni seduta.
Il quarto colloquio non ci fu, mi chiamarono direttamente al telefono, anzi, mi chiamo’ lui stesso dicendomi “Ho una brutta e una bella notizia, cosa le racconto prima?”.
“Cominciamo da quella brutta”
“Non e’ stata scelta per la posizione di product manager”
“…e la bella notizia?”
“La mandiamo in America, GUNA e’ anche in America, sa?”
“…(pausa) Ok”
Non ho chiesto nulla: a fare cosa, con quale funzione, dove, perche’… Nulla di nulla. Andava bene cosi’. Sapevo che prima o poi sarei approdata negli States e quel “poi” era appena arrivato.
I primi anni sono stati di una durezza emotiva inenarrabile. Di botto tutti i capelli bianchi, lo stomaco a pezzi e quella solitudine che neanche Milano era stata capace di farmi sentire. Non puoi prepararti alla lacerazione etica americana, e’ impossibile.
Ho assistito a situazioni che mi hanno fatto fare il triplo salto mortale nella crescita professionale.
Ho visto tribunali con giudici annoiati e dirigenti senza scrupoli che, rassicurati dai propri avvocati, raccontavano storie talmente fasulle, da far accapponare la pelle. Questo, subito dopo aver giurato davanti al loro dio che avrebbero detto la verita’, solo la verita’, nient’altro che la verita’.
Ho visto CEO che si presentavano 5 minuti a settimana in azienda e trascorrevano la maggior parte del tempo in Arizona, dalla propria donna, facendo passare tali viaggi come business opportunities cosi’ da caricare tutto sul rimborso spese.
Ho visto una sales manager rubare i prodotti dal magazzino e rivenderli a meta’ prezzo ai nostri stessi clienti, l’ho vista usare la carta di credito aziendale al casino’ e affermare senza nessuna esitazione che la persona ripresa dalle telecamere era in realta’ sua sorella gemella che aveva rubato la sua carta corporate. Povera lei, la sorella, che aveva il vizio del gioco.
Ho visto il quarto CEO rubare il database aziendale e cominciare una spietata vendita parallela degli stessi prodotti che rivendeva agli stessi clienti, senza poi averli mai pagati alla casa madre.
Come lo spieghi tutto questo alla casa madre senza che la stessa ti consideri una pazza delirante o “delusional” come dico loro, gli americani? Andiamo, neanche voi avete assisitito a tanta devastazione etica e poi tutta insieme. Cresce il pelo sullo stomaco, cresce parecchio e capisci anche in fretta come fare. Ti siedi con il tuo avvocato, quello americano, bravo, davvero, e ti fai supportare da lui che in verita’ sa gia’ tutto, che ha capito le diversita’ culturali fra i due paesi, che ha capito chi sei e ha capito anche le tue difficolta’ a comunicare tutto il casino che sta succedendo. A proposito, se avete bisogno di un avvocato negli USA, di provata capacita’ eccolo, e’ lui, Ben Thomas.
“Capisce la diversita’ culturale”, non dimenticatelo. Quando vi troverete nella mia stessa situazione (spero per voi mai) capirete l’importanza di tale affermazione.
Se avete ancora tempo di leggere, questo il link del case study che stiamo scrivendo con il mio life coach su GUNA: preview.
Cara Carmen, grazie per questo bell’articolo. Anche noi colleghi di Guna (capogruppo) siamo rimasti basiti dalla successione di malversazioni e malepratiche accadute nella Filiale USA: ci si lamenta sempre – giustamente – di una certa carenza di etica nell’amministrazione pubblica e privata in Italia, ma anche il “paese delle grandi opportunità” a volte delude davvero…! Grazie comunque per il lavoro di “sistemazione” e pulizia, e soprattutto di efficace team-building che ha svolto mentre lavoravi per noi in USA, e in bocca al lupo di cuore per le Tue nuove avventure!
Antonella
Carissima Antonella,
Grazie infinite a te che hai dedicato del tempo al mio articolo e per le parole che scrivi nel tuo commento.
L’America e’ stata e lo e’ ancora una gran palestra di vita. Visti i risultati ottenuti, ce la siam cavata benissimo grazie anche al dr Pizzoccaro che ha creduto in me e sostenuto il mio operato. Forse abbiamo lasciato un bel segno, mostrando ai colleghi US l’esistenza di altri modi di fare azienda di cui, il nostro di GUNA, basato sul rispetto delle persone e sul livello etico da manuale.
Un abbraccio a tutti voi e un super-duper saluto al dr Pizzoccaro.