Quello che gli americani non dicono e gli italiani non capiscono

Share

Freedom for salesTell me more about Freedom – Otto anni di gestione di un’azienda americana mi hanno insegnato che il problema linguistico fra l’Italia e gli Stati Uniti quasi non esiste. Il vero ostacolo è la differenza culturale che crea mille fraintendimenti, ostilità e barriere. Un consiglio alle aziende italiane che vogliano aprire in America: assumete un intermediario culturale, possibilmente di cultura italiana, altrimenti trascorrerete la maggior parte del tempo a risolvere conflitti irrisolvibili a distanza.

L’Italia ha una cultura business relationship-oriented, gli americani sono molto task-oriented. Due culture incomplete a confronto e come sempre, la verità, e in questo caso l’efficienza, sta nel mezzo.
Un esempio? Deve giungere l’ennesimo carico di merce dall’Italia, La spedizione è in ritardo. Nel team italiano parte la caccia alle streghe, si mettono tutti alla ricerca del colpevole dimenticando che la filiale americana è in rottura di stock e, per loro, la priorità è ricevere quel dannato carico. Il team americano comincia a mandare alla stessa persona, la stessa email con scritto URGENT nell’oggetto della comunicazione. Gli è stato detto di scrivere a quella persona e a nessun altro e non gli è neanche stato detto di telefonare. Quindi, nella mentalità del collega americano quella “persona” (è raro che usino il termine “collega”) DEVE spedire la merce, è il suo task! perché non adempie al suo dovere? Viene pagato per questo!! Ah il dio denaro. In America è tutto monetabile, tutto ha un prezzo. Mi paghi? Ma quanto mi paghi? Non è compreso nella mia job description, mi paghi di più. Dunque, attenzione a quel “task-oriented” che non vuol dire “result-oriented”.
Inoltre, il team americano non capirà mai che deve costruirsi una relazione professionale con i singoli membri del team italiano, così se anche la logistica non dovesse aver spedito la merce, potrebbe rivolgersi al collega della produzione e chiedergli il favore di dare un occhio alla spedizione e magari anche una spintarella.
“Likebility”. Ci ho messo un po’ per capire che agli americani piace un sacco piacere, soprattutto al primo incontro. In fondo la cultura dei “like” dov’è nata? Sei ad un evento, parli dei tuoi prodotti a chi credi essere un potenziale cliente il quale non ha fatto che ripetere per tutto il tempo della conversazione “OMG, I LOVE your products. OMG, OMG, I so much love your products”. Al ritorno in ufficio, chiami tale cliente sicuro di piazzare una vendita e invece, si nega, si fa negare, non risponde, disconnette il numero, muore!
Per esperienza posso dirvi che l’interesse di quel cliente era inversamente proporzionale al numero di OMG detti. Voleva piacerti, ha finto il suo gradimento, ha colpito dritto nel tuo ego per soddisfare il suo narcisismo.
Questa situazione è tristemente comune e crea mille fraintendimenti fra la filiale americana “che idioti gli italiani, si fanno infinocchiare” e casa madre italiana “che idioti gli americani, non sono neanche capaci di realizzare una vendita praticamente conclusa”. In tutti questi anni ho sentito solo una collega manager, gran donna, che dopo due giorni, due, di permanenza negli USA, commentò “son tanto carini questi americani, tanto bravi, tanto gentili, ma io ho l’impressione che appena ti giri siano pronti a infilarti un coltello nella schiena”. Con lei fu stima a prima vista e per sempre, nei secoli. Ciao Adriana!
Poi c’è un problema molto più serio ed è relativo all’interpretazione che gli americani hanno dell’etica. Non dimenticatevi che sono pionieri, con la disperazione nel DNA, hanno lasciato l’Europa e sono giunti in una terra non loro, che hanno preso e preteso con tutta l’arroganza che ancora un po’ li contraddistingue. Cosa fanno, se credono che l’azienda debba loro qualcosa e quel qualcosa non viene loro riconosciuto? Se lo prendono, si prendono quel qualcosa, in barba a qualsiasi rispetto, principio etico e morale che dir si voglia. Tale comportamento di uno, innesca un circolo perverso per tutti, fatto di non mi fido, ti controllo, più mi controllo meno lavoro quindi mi controlli ancora di più, allora ti frego perché tanto mi stai fregando anche tu. Questo catch22 lo spezzi con un comportamento sfrontato e coraggioso: da un giorno all’altro decidi di fidarti completamente del tuo team, togli tutti i punti di controllo, rompi le regole e crei il GUNA life stile, link THE END.
Share

3 thoughts on “Quello che gli americani non dicono e gli italiani non capiscono

  1. Vittorio Giromini Reply

    Abbastanza condivisibile. Direi al 100% nel contesto di aziende americane, un po’ meno se sono filiali americane di HQ europea, nel qual caso si sforzano di comprenderci e qualche volta ci riescono. Dopo molti anni di lavoro con colleghi e capi americani ho racchiuso la mia esperienza in un semplicissimo: cowboy style, always.

    • CGerardi Post authorReply

      Ciao Vittorio,
      si tratta di due aziende italiane con HQ italiano, tanta roba commenterebbe una mia collega.
      Condivido il tuo “cowboy style” che deve essermi rimasto appiccicato addosso. La settimana scorsa ero in riunione
      con i colleghi italiani e senza neanche rendermi conto, in momento di brain storming, ho messo i dannati piedi sul tavolo.
      Ho letto l’orrore negli occhi degli altri. E’ giusto che la cultura sia sempre rispettata. Shame on me!

  2. Pingback: Quello che gli americani non dicono e gli italiani non capiscono – LUCA ZAMMARCHI

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *